In questa nuova edizione chi mi ha seguito negli articoli di giornale e nelle precedenti edizioni ritroverà i fatti emersi in questa ricerca che prosegue da quasi trent’anni e chi invece ne viene a conoscenza per la prima volta li troverà in una ricostruzione, spero, organica: le morti tenute nascoste in Via Rasella di Piero Zuccheretti e del capopartigiano di Bandiera Rossa, Antonio Chiaretti; la fine alle Ardeatine delle altre organizzazioni della Resistenza e non del Partito comunista italiano, eccetera. Nelle pagine che seguono queste righe ho inserito due nuovi capitoli. Nel primo cerco di analizzare e approfondire la “Spoon River”, tragica e tutta nostra, di Attilio Ascarelli: il medico ebreo che, oltre a riesumare i cadaveri, cercò in 291 schede di restituire ai martiri delle Ardeatine la loro identità, a quali formazioni appartenevano; il secondo è dedicato, sempre in base alle informazioni ricavate da queste note, alla caccia agli ebrei, con l’improvviso riavvio dei rastrellamenti poco prima dell’attentato di Via Rasella. Mi scuso per eventuali errori e sviste. Ho ritenuto anche di inserire, oltre al racconto di alcuni sopravvissuti del battaglione “Bozen” già presente nella seconda edizione, la testimonianza di un superstite della cosiddetta Banda Koch, Nestore Santini, perché riguardo ora con una diversa attenzione ciò che mi disse, su una “soffiata” prima dell’attentato. Soprattutto nell’ultimo capitolo (Il ‘fascistissimo’ Alianello: “Così salvai Trombadori”) riporto l’interrogatorio da parte degli Alleati del commissario Raffaele Alianello, il quale racconta di aver operato durante l’occupazione tedesca “per il Partito comunista e 13 l’Intelligence service” e come, a suo dire, nel giorno delle Fosse Ardeatine fece escludere Antonello Trombadori, il primo comandante dei Gap a Roma, dall’elenco dei candidati alla morte. Alla fine del libro ho riprodotto due interventi, seppure da due punti di vista diversi nella valutazione della Resistenza, sui fatti emersi da questo libro, uno di Piero Buscaroli, tratto dal suo volume Dalla parte dei vinti, e un articolo sulla Lettura di Federigo Argentieri, che ha dedicato molte delle sue ricerche ai Paesi comunisti, al Partito comunista italiano e ai rapporti del Partito con le “altre sinistre” (per accedere al dibattito completo da lui sollecitato in questi anni http://www.storiain.net/storia/via‐rasella‐appunti‐sul‐ dibattito‐in‐corso/). Nell’Appendice, dopo le polemiche di questi mesi, tutte – a mio avviso – ad uso politico e molto spesso senza fondamento storico, da una parte e dall’altra, ho deciso di pubblicare nuovi documenti, inediti. Oltre al certificato necroscopico di Antonio Chiaretti morto “per scoppio di bomba”, il suo attestato da partigiano in cui risulta “fucilato”. Inoltre, pubblico per la prima volta i documenti di un sopravvissuto del battaglione “Bozen” che avevo intervistato, Josef Praxmarer, ferito a Via Rasella (capitolo “Marciavamo con i fucili scarichi”) – congedo dall’esercito italiano, nulla osta americano a fine guerra, libretto militare tedesco – nei quali non compare nessun riferimento alle SS. Spero che li troviate interessanti e che possano servire a qualcosa.
Pierangelo Maurizio, classe 1959. Da vent’anni a Mediaset, ha cominciato
parecchio tempo fa a Repubblica, passando per Il Tempo, Il Giornale, Il Borghese,
la Rai, Libero, La Verità, inviato del Tg5 e di Quarto Grado. Collabora a Mag.