La prima edizione di Via Rasella, 50 anni di menzogne è uscita nell'ottobre del '96. I 50 anni di menzogne nel frattempo sono diventati 70, 75 e così via... Il nucleo centrale - l'attentato compiuto dai gruppi armati del partito comunista il 23 marzo '44 a Roma, le drammatiche conseguenze, le vere ragioni di quell'azione - è rimasto lo stesso. Ho corretto qualche errore. Ho aggiunto altri capitoli ricavati da approfondimenti che avevo fatto in articoli di giornale: dalla testimonianza di un sopravvissuto del battaglione "Bozen", che racconta come quel giorno marciavano con i fucili scarichi; al documento con la ricostruzione dell'attentato, due pagine ingiallite costate la vita all'ex direttore di Regina Coeli, Donato Carretta; al tentativo - sancito addirittura con una sentenza definitiva della Cassazione nel 2007 - di liquidare come "falsa" la foto del corpo mozzato di Piero Zuccheretti, ucciso dalla bomba a 13 anni.
Non una delle 10 domande che ponevo al termine del libro nel '96 ha avuto risposta. Purtroppo. Qualcuno ha cercato di liquidare questi fatti come frutto di un "giornalismo destrorso". Non so cosa voglia dire. Altri, tra questi anche Rosario Bentivegna, colui che accese la miccia, hanno finito per offrire versioni contrastanti e contradditorie. Perché è stata nascosta la morte di un bambino? Perché è stato cancellato il ricordo di un partigiano di Bandiera rossa, Antonio Chiaretti, straziato a Via Rasella? Nessuna visione "complottistica", so bene che i fatti storici sono determinati da tanti fattori, spesso casuali. Ma la domanda di fondo resta una. Sempre la stessa. Perché il Partito comunista italiano con l'attentato, seguendo metodi stalinisti applicati anche in altre parti d'Europa, finì per consegnare alla rappresaglia nazista le organizzazioni partigiane rivali? E' con questa "notte della Repubblica", calata prima ancora che la Repubblica nascesse e da cui sono discese altre "notti", che dobbiamo misurarci.
Siamo qui a ripetere testardamente una domanda, sempre la stessa: perché? E' un nostro diritto, il diritto alla libertà di conoscere. E' il nostro dovere verso coloro che hanno dato la vita nelle Fosse Ardeatine. Sono stati traditi una, due, cento volte dalla vigliaccheria, dagli opportunismi, dalla ragion di Partito. Ma non sono morti. Sono lì a dirci, anche adesso, che il destino del nostro Paese deve essere nelle nostre mani. Costi quel che costi.
Non una delle motivazioni - distogliere risorse della Wehrmacht dal fronte, rendere la vita impossibile ai nazisti, innescare l'insurrezione popolare a Roma - via via date per giustificare l'attentato, risulta plausibile: a Via Rasella non è stato ucciso un solo tedesco.
Agosto 2013